Micro-variazioni audiovisive e forma-processo. Analisi semiotica di Koyaanisqatsi di Reggio, Glass e Fricke

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Abstract

Uno degli esiti più importanti del minimalismo storico è l'apertura alle altre arti. Il motivo di questo “contatto”, tra musica minimalista e arti audiovisive (cinema) e performative (teatro, danza, opera) è da ricercare nella struttura stessa della musica minimalista: i suoi specifici stilemi linguistici la rendono particolarmente adatta non solo a supportare immagini e situazioni narrative, ma a divenire vero principio organizzatore di essi, dettando ritmo, continuità, coerenza semantica. Ciò accade ad esempio nel film Koyaanisqatsi, creato a sei mani da Godfrey Reggio (regia), Philip Glass (musiche) e Ron Fricke (fotografia e riprese). Uscito nel 1982, Koyaanisqatsi suscitò l'attenzione di critica e pubblico per il suo saper narrare la “natura tecnologica" dell'uomo attraverso una sinfonia audiovisiva di immagini e musica senza parlato. L'efficacia comunicativa di tale opera si può spiegare attraverso una particolare organizzazione narrativa e temporale che scaturisce dal gioco di giustapposizione delle immagini insieme allo scorrere continuo, più o meno intenso, più o meno fluido, della musica: una forma-processo audiovisiva nata dal sincretismo delle micro-variazioni musicali con le tecniche visive dello slow motion e del time lapse.Tenteremo di spiegare questo particolare tipo di “contatto” tra musica e immagini attraverso un'analisi semiotica del film, portando alla luce il ruolo chiave che la musica di Glass ha avuto per il suo successo.
Lingua originaleItalian
Numero di pagine14
RivistaANALITICA
Stato di pubblicazionePublished - 2014

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