Abstract
Atteso che l'azione pedagogica all'interno delle famiglie di mafia può tradursi nella trasmissione - e conseguente interiorizzazione - di "valori", schemi comportamentali e modelli cognitivi che si pongono in profondo e radicale antagonismo con i valori fondanti una società che si voglia civile e democratica, è lecito interrogarsi sulla legittimità di tale esercizio della funzione genitoriale e sulla natura dell'eventuale pregiudizio subito dal fanciullo. Le risposte che l'ordinamento giuridico appresta rispetto a questo fenomeno sembrano tendersi tra due polarità: la prima di tipo casistico-giurisprudenziale, la seconda di tipo autoritativo-legislativo.
Lingua originale | Italian |
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pagine (da-a) | 56-62 |
Numero di pagine | 7 |
Rivista | MINORI GIUSTIZIA |
Stato di pubblicazione | Published - 2016 |