Abstract
Le comunità residenziali possono essere concepite come “campi esperienziali”, luoghi di esperienza condivisa all’interno dei quali, nel qui e ora della quotidianità e nell’intreccio di storie, esperienze, culture, visioni del mondo, orientamenti e bisogni diversi, gli “abitanti” della comunità, minori e operatori, intrecciano reti relazionali complesse.
L’esplorazione di tali campi esperienziali e del loro funzionamento, la definizione di setting di lavoro clinico e formativo nei quali avviare percorsi trasformativi, è l’interesse che ha mosso il progetto di ricerca e intervento che qui presentiamo.
Nella prospettiva della valutazione del lavoro clinico e della qualità dei servizi offerti ai minori nelle comunità residenziali, tale progetto è volto all’approfondimento della conoscenza dei soggetti che vivono nelle comunità (utenti e operatori), del loro mondo relazionale e dei modi in cui, nell’esperienza delle comunità, azioni e relazioni si intrecciano, attivando processi di cambiamento.
Ambiti di ricerca sono le rappresentazioni di sé e delle relazioni familiari ed interpersonali dei minori ospiti; il percorso di costruzione ed elaborazione della funzione di presa in carico, all’interno dei gruppi di supervisione condotti con gli educatori delle comunità; il “gruppo di comunità”, cui partecipano gli adolescenti maschi e gli operatori di una delle Comunità monitorate.
Focalizzeremo, in questo contributo, le rappresentazioni di sé e delle relazioni familiari ed interpersonali dei minori ospiti in tre comunità residenziali di Palermo ed il loro cambiamento nel tempo.
L’obiettivo è di contribuire, anche attraverso la rilevazione di indicatori empirici, alla comprensione della qualità e dell’organizzazione delle percezioni che i minori hanno della propria vita relazionale, in particolare con la famiglia.
Data la centralità e l’importanza delle relazioni, familiari e sociali, nella fondazione e strutturazione della vita psichica e dato che le relazioni interpersonali rappresentano un importante predittore dell’adattamento socio-emozionale di bambini e adolescenti e permettono anche di predire l’adattamento psicosociale in età adulta (Bracken, 1993), ciò appare di particolare interesse, anche nell’ottica dell’individuazione precoce degli eventuali aspetti problematici e della possibilità di monitorare la presa in carico e modulare la costruzione degli interventi educativi in maniera più consapevole e condivisa.
L’osservazione è stata condotta con un approccio multi-metodo, utilizzando strumenti di matrice teorica diversa: il DSSVF (Disegno Simbolico dello Spazio di Vita Familiare) (Gilli, Greco, Regalia, Banzatti, 1992; Gozzoli, Tamanza, 1998), Il TRI (Test delle Relazioni Interpersonali) (Bracken, 1993) ed il TMA (Test Multidimensionale dell’Autostima) (Bracken B. A., 1992).
I risultati relativi ai re-test mostrano cambiamenti e andamenti differenti delle risposte dei soggetti, nelle tre comunità.
Ciò rimanda ad interrogativi di fondo, su che cosa determini il cambiamento e su quali siano le condizioni per le quali le comunità possano costituirsi come “ambienti terapeutici”, “contesti di cura”.
Visualizzare tutto questo e supportare le osservazioni cliniche con dati empirici di ricerca, offre una importante opportunità di conoscenza e di riflessione sulle condizioni di efficacia del lavoro.
Lingua originale | Italian |
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pagine (da-a) | 97-122 |
Numero di pagine | 26 |
Rivista | Psicologia Clinica dello Sviluppo |
Stato di pubblicazione | Published - 2012 |
All Science Journal Classification (ASJC) codes
- ???subjectarea.asjc.3200.3203???
- ???subjectarea.asjc.3200.3204???