Dettagli progetto
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La storiografia da alcuni decenni ha ribaltato l'immagine della Sicilia da isola delle campagne e del latifondo feudale a “terra di città” nella loro duplice articolazione demaniale e baronale: il progetto si propone di porre al centro dell'indagine la città siciliana di antico regime intesa non come spazio fisico o giurisdizionale dato, ma come luogo che si definisce e si legittima in confronto continuo con altre realtà territoriali e in relazione al dinamismo dei soggetti collettivi che operano al suo interno. In questo definirsi e legittimarsi i gruppi sociali si rappresentano, ricorrendo a retoriche che sono esse stesse parte del processo di costruzione e definizione dello spazio urbano, di cui ingredienti fondamentali sono da un lato l'affermazione di uno spazio in relazione ad altri spazi esterni, dall'altro le relazioni tra gruppi sociali concorrenti nella stessa città, in termini di inclusione ed esclusione, conflitto e cooptazione. Le rappresentazioni della città che ne derivano rivelano pertanto molteplici sfaccettature da cui emergono vari livelli di analisi che ci restituiscono una nozione plurale di spazio urbano: lo spazio del pubblico, gli spazi dell'identità, lo spazio del sacro, lo spazio delle rivolte ne costituiscono alcuni esempi. È possibile così – in linea con approcci più recenti – individuare ulteriori elementi di indagine: la definizione dello spazio e degli spazi urbani in relazione non soltanto alle strutture edilizie e viarie (mura, chiese, palazzi, piazze, strade) ma anche ai rituali civici e religiosi e alle rappresentazioni simboliche; i processi di autocoscienza e di formazione della stessa identità cittadina attraverso dinamiche di inclusione e di esclusione; le retoriche, le forme e le modalità di rappresentazione dello spazio urbano e della identità urbana; i percorsi culturali.
Si guarderà pertanto con particolare attenzione alle storie delle città concepite a livello locale e alle memorie dei contemporanei perché esse non sono soltanto ricche di informazioni spesso altrimenti difficilmente reperibili, né possono essere concepite solamente come un archivio di notizie e materiali assemblati in maniera più o meno casuale: il più delle volte rispondono a criteri e finalità ben determinati, risultano strumento di invenzione della tradizione, di riscoperta critica e di affermazione delle identità locali; e vi si trovano importanti elementi di una riflessione celebrativa che investe l'identità delle forze dirigenti cittadine (celebrazione di luoghi, simboli, famiglie, personalità).
In questo senso avrà un valore particolarmente rilevante la ricostruzione dello "spazio del pubblico" (gruppi dirigenti cittadini; legittimazione e conflitto; le giurisdizioni; la cittadinanza; gli spazi culturali) e la rappresentazione dello specifico cittadino, ossia il rapporto tra potere centrale, élite cittadina e regnicola, e “universo popolare”, verificato anche attraverso lo studio dei cerimoniali, momento fondamentale del pubblico riconoscimento e della messa in scena delle gerarchie tra ceti. I cerimoniali, infatti, sono campo privilegiato di rappresentazione sociale, animato da soggetti, logiche e forze concorrenti: ognuno si dispone in uno spazio delimitato, simbolicamente connotato, all'interno di una retorica della deferenza, in cui però si rappresenta anche visivamente l'unità della civitas.
Lo spazio urbano d'antico regime su cui insistono i diversi soggetti collettivi (consiglio, clero, nobiltà, corporazioni) appare infatti uno spazio controllato e vincolato, animato e attraversato da logiche e sfere di influenza, che però sul piano della pratica politica possono anche compenetrarsi in modo inestricabile quando a livelli diversi giocano gli stessi protagonisti. Si delineano così "spazi identitari", tra cui quello più documentato risulta indubbiamente lo "spazio nobiliare", i cui segni distintivi non sono più necessariamente quelli propri dell'antica
Stato | Attivo |
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Data di inizio/fine effettiva | 1/1/12 → … |
Fingerprint
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