Dettagli progetto
Description
Nella medicina moderna fasci di fotoni (x e gamma) vengono usati regolarmente sia in campo
diagnostico sia in campo terapeutico. nei reparti radiologici degli ospedali, accanto ai
tradizionali sistemi a lastra (sistemi analogici) si sta facendo sempre più avanti l’uso di sistemi
digitali. questi vanno dalla semplice digitalizzazione delle lastre, a sistemi indirettamente digitali
(per esempio basati su fosfori), a sistemi intrinsecamente digitali (per esempio basati su silicio
o silicio amorfo). Premesso ciò, risulta evidente che caratterizzare i fasci di fotoni x e gamma
usati, sia in termini di flusso che in termini di spettro energetico diventa determinante per un
loro utilizzo al fine di ottenere un migliore risultato diagnostico (migliore risoluzione della
immagine) e terapeutico (minore dose per il paziente). Allo stato attuale, anche se sono
possibili dei confronti relativi, non è disponibile un sistema che consenta la misura assoluta dei
parametri di “imaging”, quali la modulation transfer function (mtf) e la detective quantum
efficiency (dqe). La maniera standard di valutare la qualità di un sistema di “imaging” è
determinare la dqe (f) in funzione della frequenza spaziale f. per f =0, la determinazione di dqe
(0), richiede la misura del numero di fotoni incidenti. Risulta quindi evidente che la misura
dell’intensità di un fascio con un sistema perfettamente noto nella sua risposte energetica è una
richiesta essenziale sia per gli scopi dosimetrici, sia per determinare la qualità dell’immagine. Le
difficoltà e la complessità dei problemi da affrontare sono evidenti. Vi sono problemi di natura
teorica, sperimentale e tecnologica e la progettazione di un apparato di rivelazione per
“imaging” richiede una combinazione di risultati ottenuti sia su base sperimentale (misure di
flusso e di spettro energetico) sia con analisi numeriche (analisi dello spettro energetico
ottenuto, controllo della matrice di pixel formanti un piano di rivelazione, acquisizione
dell’immagine digitale, etc).
Scopo di tale progetto, di natura strettamente sperimentale, è lo sviluppo e progettazione di un
prototipo di misuratore di flusso e di spettro energetico per fotoni nel range di energia da 10 a
100 kev. Nell’ambito di questo progetto è prevista innanzitutto la calibrazione e test su fascio,
atte a valutare le caratteristiche tecnico-scientifiche di tali sistemi di rivelazione. A tal fine è
previsto l’uso della x-ray facility offerta dal laboratorio LAX (laboratorio per sperimentazione
con radiazione x), presente all’università degli studi di Palermo.
Layman's description
Obiettivi
Sono state individuate più linee di indagine di carattere sperimentale, ognuna con delle
particolari caratteristiche, al fine di ottenere come risultato comune un sistema di rivelazione
che presenti le seguenti caratteristiche:
1. ottime capacità spettroscopiche nel range energetico (10-30 keV), per rilevare la
distribuzione spettrale dei fotoni;
2. elevata capacità di conteggio, in considerazione dell’alta intensità del fascio;
3. dimensioni poco ingombranti, per poter effettuare una accurata esplorazione della regione
investita dal fascio;
4. buone caratteristiche di ripetibilità delle misure;
6. elevata trasportabilità del sistema;
7. costi accessibili.
Metodologie
Si prevedono misure su rivelatori in CZT, CdTe, con vari spessori sia con geometria a singolo
pixel e guard-ring che con geometria multipixel. Per il mono pixel verrà in particolare indagato
l’uso di tensioni di polarizzazione diverse per il pixel ed il guard-ring. Se si usano tensioni
minori per il guard-ring, si aumenta il cosiddetto small pixel effect, perché le linee di forza del
campo elettrico tendono a concentrarsi sul pixel centrale, aumentando la probabilità che
elettroni prodotti fuori della zona ad esso sottostante vadano invece a contribuire ai segnali lì
registrati. E’ anche da investigare una configurazione meno comune, con il guard-ring a
tensione maggiore del pixel centrale, studiando le differenze di tensione più opportune perché
tutti e soli i portatori prodotti nella regione sottostante il pixel vengano raccolti da questo
elettrodo. Per l’architettura multipixel, per la quale in letteratura è stato dimostrato che la
riduzione delle dimensioni dei pixel comporta un significativo miglioramento delle performance
spettroscopiche del rivelatore (small pixel effect).
Stato | Attivo |
---|---|
Data di inizio/fine effettiva | 1/1/04 → … |
Fingerprint
Esplora i temi di ricerca toccati da questo progetto. Queste etichette sono generate sulla base dei riconoscimenti/sovvenzioni sottostanti. Insieme formano una fingerprint unica.