LA SUPERVISIONE DI GRUPPO NELLE COMUNITA’ RESIDENZIALI: UNO STRUMENTO PER PRENDERSI CURA DEL CURANTI

Progetto: Research project

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Lo strumento della supervisione rappresenta un dispositivo terapeutico e supportivo, che consente di lavorare sulla mobilitazione di emozioni bloccate dalla rigida adesione a ruoli professionali; sulla promozione del senso di coesione degli operatori appartenenti ad un gruppo di lavoro; sull’elaborazione di emozioni e sensazioni in forme riconoscibili e comunicabili, ecc (Correale, 1993, Bolognini, Mantovani, 1999). La supervisione assume oggi, in particolare, un valore fondamentale per le équipe che lavorano all’interno di sistemi complessi di assistenza e cura, come quelli del privato sociale (ad esempio comunità terapeutiche, comunità alloggio per minori, comunità per tossicodipendenti, ecc). In questi contesti, gli operatori spesso esposti a prolungate condizioni di stress, talvolta al limite di burnout, rischiano di non riuscire più a trarre la soddisfazione lavorativa e la spinta motivazionale adeguate a sostenere la propria capacità e identità professionale. Il progetto di ricerca, a carattere esplorativo, intende monitorare un gruppo di supervisione, condotto da uno psicologo esperto in dinamiche di gruppo, in una comunità alloggio per adolescenti, di Palermo. Il gruppo prevede la partecipazione di tutti gli operatori della comunità (educatori, responsabile, ausiliari, psicologo, tirocinanti ed operatori del servizio civile). Tale gruppo di supervisione si configura come “luogo di pensiero della comunità”; setting in cui, sospendendo momentaneamente l’urgenza dell’operatività, si dà spazio al riconoscimento di significati, emozioni, affetti e fantasie presenti in tutti coloro che lavorano al suo interno. Contemporaneamente, lo spazio di supervisione diventa “cantiere di pensabilità” rispetto al continuo riassestamento organizzativo cui la comunità deve spesso far fronte. Oggetto della supervisione è ciò che accade nella comunità, ovvero la discussione dei casi problematici e degli interventi educativi, il vissuto degli educatori, le osservazioni delle dinamiche relazionali tra i diversi “protagonisti” dell’esperienza stessa (educatori, ragazzi, famiglie, figure istituzionali, reti sociali), ecc.; tutto ciò al fine di promuovere e garantire una relazionalità gruppale sufficientemente protetta e la possibilità, attraverso la condivisione, di sostenere la presa in carico dei minori.

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OBIETTIVI: Obiettivi clinici: La supervisione cerca di essere il luogo della creazione di un campo mentale comune, in cui l’esperienza della comunità può essere guardata e condivisa, fatta maturare: - fornendo significati ad emozioni, desideri e conflitti esperiti fra gli operatori e gli utenti, ma fra gli operatori all’interno del gruppo curante ed, infine, fra gli operatori e l’organizzazione comunità - promuovendo abilità comunicative e relazioni interpersonali tra tutti i partecipanti - consentendo la creazione di un senso di coesione e di appartenenza che permetta ai singoli di sentirsi parte di un unico contesto affettivo – emotivo – operativo. - aprendo “nuove strade di pensiero” (Pontalti, 1992), verso nuovi significati, che consentano la trasformazione, la rottura della rigida ripetitività del “già dato”, in direzione dell’elaborazione di progetti consapevoli. Obiettivi empirici: Su un piano più strettamente empirico, si è articolato un disegno di ricerca i cui oggetti d’attenzione sono: Rispetto all’esito 1. Il livello di autostima 2. La soddisfazione lavorativa 3. Il livello di Burnout Rispetto al processo 4. La coesione di gruppo 5. il clima di gruppo 6. la valutazione della seduta METODO Il progetto prevede il monitoraggio nel tempo di un insieme di variabili relative all’area degli operatori di comunità e delle condizioni del set(ting) attivato (Giannone, Lo Verso, 1998; Giannone, 2006; Giardina et al., 2006). Esso si articola lungo due direttrici fondamentali: • la riflessione clinica sul lavoro svolto con i minori • l’individuazione di indicatori del funzionamento dell’équipe I Gruppi di supervisione a cadenza quindicinale, sono audio-registrati e valutati attraverso alcuni strumenti self-report, di esito e di processo. L’ipotesi alla base del presente progetto è che ad un aumento dei livelli di coesione e del clima di gruppo, percepiti da parte dei vari partecipanti al gruppo di supervisione, si possa osservare rispettivamente un miglioramento: 1) sui livelli di autostima, 2) sulla soddisfazione lavorativa 3) sui livelli di burnout. A tal proposito saranno utilizzati i seguenti strumenti: PROCESSO CGQ (Questionario sul clima di gruppo) (MacKenzie,1981;1997; MacKenzie et al., 1987) GMLCS (Group/Member/Leader Cohesion Scale /Scala per la valutazione della coesione di gruppo) (Piper, Jones, Lacroix, Marrache, Richardson, 1984) SEQ (Session Evaluation Questionnai /Questionario per la valutazione della seduta) (Stiles, Gordon, & Lani, 2002). ESITO: RES (Rosenberg Self-Esteem Scale) (Rosenberg, 1965) Questionari per la valutazione del livello di soddisfazione degli operatori (Gigantesco et al. 2002); CBI (Copenhagen Burnout Inventory) per la valutazione del livello di Burnout; Il campione è costituito da 12 operatori di comunità: 4 educatori, 1 ausiliare e 1 responsabile di comunità (che rappresentano il gruppo stabile) ed 1 psicologo, 2 volontari del servizio civile, 3 tirocinanti ed 1 osservatore silente. Il progetto prevede l’osservazione di 1 anno dall’inizio del gruppo e prevede: - per quanto riguarda gli strumenti di esito 3 somministrazione (all’inizio, a sei mesi e ad un anno dall’inizio degli incontri); - per quanto riguarda gli strumenti di processo la somministrazione ad ogni incontro del gruppo.
StatoAttivo
Data di inizio/fine effettiva1/1/07 → …

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