La storiografia musicale in Italia nel secolo XIX: metodi e prospettive

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La ricerca si inquadra nel contesto degli studi sul problema del fare storia della musica in Italia all'indomani della nascita della Musicologia nel XIX secolo, all'insegna del confronto con le altre storiografie parentali.

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Scopo della ricerca è porre le basi critiche per una storia di storie della musica fiorite nel corso della seconda metà dell’Ottocento in Italia. La storiografia musicale nasce nell’ambito delle storie speciali e si sviluppa nel nostro paese in concomitanza con la diffusione del credo positivista, affermandosi come storia pensata e scritta dagli storici e non dai filosofi. La reazione al modello dell’estetica romantica dei sentimenti spiana la strada allo studio della musica sul piano formale secondo le teorie di Comte, Taine e Hanslick, gli autori più citati dai musicologi. Per cui la domanda ricorrente nei saggi eruditi dell’epoca è “come” e non “perché” i compositori hanno creato le proprie opere. Attraverso il lavoro di comparazione anche la storiografia italiana, sulla falsariga della più matura Musikwissenschaft tedesca, procede alla classificazione delle forme e dei generi utilizzando i criteri di “somiglianza” e “successione”. La nomotetica cui mira la neonata disciplina serve a individuare la sedimentazione del “canone compositivo” attraverso i tempi, che non può prescindere dalla distinzione del concetto di “opera”, a sua volta dipendente dalle categorie di “monumento” e “documento” similmente alla storia dell’arte. Il positivismo dei musicologi coincide anzitutto con il lavoro di assemblaggio e confronto, che costituiscono i passi preliminari onde pervenire alla storicizzazione mediante il metodo induttivo. A un secondo livello, tuttavia, si insinuano nel sistema del “racconto” gli influssi delle filosofie più diverse: l’evoluzionismo di Spencer e Darwin, il neotomismo e lo spiritualismo. Non è quindi interessante in questo quadro stabilire il gradiente di verità delle storie, ma la loro costruzione secondo i processi diacronici dipendenti da quelle filosofie. In altre parole, la storiografia prescinde dai concetti di vero e falso, e non ha alcun rilievo il fatto che due storici di diverso orientamento pervengano alle stesse conclusioni, poiché è più importante attestare la via da loro percorsa per spiegare lo stesso problema. Il banco di prova di questa diversificazione è la periodizzazione, cui si sovrappongono nella cultura del tempo il paradigma del canto popolare, ma senza il vero folklore, che irrora l’arte colta secondo una visione liberale largamente condivisa. L’altro paradigma a cui si richiamano gli studiosi è la cultura nazionale, che introduce l’esaltazione del rinascimento, termine significativamente scambiato con risorgimento, quale fenomeno europeo dipartitosi dall’Italia. Le storie più rimarchevoli, disposte in senso cronologico, sono dei seguenti autori: Giuseppe Trambusti, Abramo Basevi, Giovanni Pacini, Giovanni Masutto, Alberto Mazzuccato, Guido Gasperini, Arnaldo Bonaventura, Oscar Chilesotti, Luigi Torchi, Lorenzo Parodi, Amintore Galli, Alfredo Untersteiner.
StatoAttivo
Data di inizio/fine effettiva1/1/04 → …

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