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Negli ultimi decenni l'accresciuta sensibilità della coscienza sociale per i problemi legati all'ambiente ne ha ampliato sempre più la necessità di protezione che costituisce, indiscutibilmente, uno degli obiettivi principali dei Paesi industrializzati e, in particolare, dell'Unione Europea, che ha avviato una significativa politica comunitaria in nome del noto principio “chi inquina paga”.
Come è noto, la tutela ambientale si realizza anche con l'emanazione di normative settoriali che introducono strumenti economici e repressivi volti a modificare i comportamenti dei soggetti in senso favorevole all'ambiente.
La ricerca che si intende realizzare si propone di ricostruire ed esaminare gli strumenti normativi in ambito fiscale, nell'ottica di un miglioramento degli stessi.
Nonostante l'oggetto principale della ricerca sia l'esame della normativa italiana in tema di strumenti normativi volti alla tutela dell'ambiente, per completezza la ricerca dovrà necessariamente muovere dall'analisi della disciplina internazionale e comunitaria, nonché dall'esame delle scelte degli organismi che operano nel campo ambientale, atteso che la tutela dell'ambiente può essere garantita esclusivamente in forza di un intervento coordinato in ambito internazionale.
Esaminata la normativa sovranazionale che costituisce il necessario substrato su cui deve poggiare una ricerca in materia ambientale che aspiri ad essere completa, si potrà analizzare la normativa fiscale italiana, caratterizzata dalla presenza di diversi strumenti economici volti a modificare i comportamenti dei soggetti in senso favorevole all'ambiente.
In particolare l'esame avrà ad oggetto sia gli strumenti che incidono direttamente sul meccanismo dei prezzi attraverso, tra l'altro, l'adozione di imposte specifiche, sia gli strumenti con funzione incentivante (facilitazioni all'accesso al credito, contributi per la realizzazione di impianti espressivi di innovazione tecnologica, agevolazioni ed esenzioni fiscali).
Con riguardo ai primi, va rilevato che nell'ordinamento tributario italiano esistono numerosi tributi ambientali. Tra questi, un ruolo preponderante è riservato alle forme di prelievo collegate alla gestione dei rifiuti urbani, che rappresentano una tra le emissioni inquinanti.
È noto che alla disciplina della tassa sui rifiuti solidi urbani contenuta nel D.Lgs. 15.11.1993, n.507, ha fatto seguito quella introdotta dal D.Lgs. 5.2.1997, n.22,recante la tariffa di igiene ambientale. Inoltre, prima che il periodo transitorio previsto per la progressiva attuazione della tariffa di igiene ambientale fosse portato a compimento, quest'ultima è stata abrogata e sostituita dalla diversa tariffa prevista dall'art. 238 del D.Lgs.n.152/2006 (cd. Codice dell'Ambiente). Anche la nuota tariffa (c.d. Tariffa Integrata Ambientale), tuttavia, è rimasta inapplicabile fino al 30.6.2010, atteso che ai sensi della stessa norma istitutiva continuano ad applicarsi “le discipline regolamentari vigenti fino all’emanazione del regolamento” previsto dal comma 6 dell’art. 238, che non è stato mai adottato. Da ultimo, il legislatore è intervenuto con l’art. 14 del D. L. 6.12.2011, n. 201, che a decorrere dall’1°.1.2010 istituisce in tutti i comuni del territorio nazionale “il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi” e contestualmente sopprime tutti i vigenti prelievi relativi alla gestione dei rifiuti urbani.
Il quadro normativo che ne deriva è estremamente complesso, atteso che, attualmente, nei comuni italiani sono applicate tutte le diverse tipologie di prelievo concernenti la gestione dei rifiuti solidi urbani.
Emerge con evidenza la necessità di valutare se ed in quale misura le diverse forme di prelievo collegate alla gestione dei rifiuti urbani vigenti anche in ambito europeo, rispondano al principio “chi inquina paga”, come definito dall'art.14 della Direttiva 2008/98/CE e più in generale all'obiettivo di ridurre al minimo le conseguenz
Stato | Attivo |
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Data di inizio/fine effettiva | 1/1/12 → … |
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