LE TRADUZIONI IN ANGLOSASSONE DI POESIA LATINA. STUDIO DELLA TIPOLOGIA E VERIFICA DI UN POSSIBILE IMPIEGO DIDATTICO

Project: Research project

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La ricerca studiA la tradizione manoscritta di una serie di opere poetiche lat. (classiche, tardo antiche e medievali) che, in base a una serie di indicatori, sono state oggetto di studio in Inghilterra in particolare dal periodo della Rinascita Benedettina. Le conoscenze dei testi e dei metodi didattici sono limitate; scarse pure le notizie sulla struttura delle scuole, i docenti e, ancora di più, i discenti (è tuttora dibattuto se e da quando siano stati ammessi laici, e di quale status; l’uso del volgare, un tempo ritenuto nullo, viene rivalutato oggi, almeno per la II e III fase in cui si può dividere la storia dell’istruzione nell’Inghilterra ags. il tempo di Alfredo e della Rinascita Benedettina. Testi latini, di crescente difficoltà, erano affrontati dagli allievi, anche coll’aiuto del volgare. Da ricondurre all’ambito scolastico sono le glosse sintattiche, le versioni in prosa e, con le dovute distinzioni, le glosse (in lat. e ags.) e le traduzioni. La tecnica di traduzione, su cui ci restano teorizzazioni (vedi ad es. le prefazioni di Alfredo e Ælfric) è libera per la prosa, mentre, per la poesia, sembra seguire un procedimento meccanico, anche se, in base a mie precedenti ricerche l’assioma per cui a un verso lat. corrispondano due versi lunghi, ad es., nella traduzione del De die iudicii del ms. Cambridge, Corpus Christi College 201 è vero in meno della metà dei versi. È su questo poemetto, di origine e autore incerti, ma databile al VII sec., mentre la traduzione in ags. in versi è della seconda metà del X sec. (esiste pure una versione in prosa ags.), che si concentrerà la ricerca. Il De die iudicii ha goduto di particolare fortuna in Inghilterra: numerosi i testimoni e il poema è inserito nella Historia regum e nella Vita S. Ecgwini. Un esame condotto preliminarmente su tutti i mss. dimostra come, su 42 mss., 18 (di cui quasi la totalità di quelli insulari) hanno glosse in lat. e in lat. e ags., che vanno da una sola chiosa a ampie note marginali. Il De die iudicii, così come alcuni enigmi di Aldelmo, è tra le poche composizioni latine in versi tradotte in ags., quasi che le glosse fossero un banco di prova per rese più impegnative. Il numero di testimoni e la loro tipologia (codici miscellanei, compresenza di opere in uso nella scuola nel Continente e in Inghilterra), la presenza di glosse e, in un codice di York, di un commentario marginale, così come l’occorrenza del poemetto in mss. come Cambridge, UL, Gg. 5. 35, ne fanno ipotizzare un impiego didattico, dettato da un interesse che trascende il contenuto penitenziale e escatologico, ma punta alla forma, allo stile (come i versi olonomastici) e al lessico. I risultati ottenuti dall’analisi delle glossature e della traduzione in ags. del De die iudicii saranno valutati nel più ampio contesto delle rese in volgare, parziali o complete di altre opere latine in versi, con particolare riguardo alla tipologia di queste rese e a una loro interpretazione in funzione didattica.

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La ricerca vuole definire aspetti dell’istruzione nell’Inghilterra ags., attraverso lo studio di alcuni componimenti lat. in versi (classiche, tardo antiche e medievali) che, in base ad una serie di indicatori, sono stati parte del curriculum. Nei monasteri erano numerosi i fanciulli in giovanissima età per i quali si dovette organizzare un programma di istruzione; secondo Knowles le scuole erano aperte anche a studenti esterni. Coloro che accedono al livello superiore di studi devono leggere, scrivere, conversare in latino. Dopo aver appreso un certo numero di vocaboli deve imparare a costruire piccole frasi, rispondendo alle domande formulate dal maestro. A questo scopo sono compilati i glossari (dove si elencano, in ordine alfabetico o per campi semantici, voci lat. seguite dal corrispettivo ags.). Nel caso delle glosse interlineari, un testo lat. è reso, parola per parola in ags., con la resa in volgare aggiunta sopra la parola lat., nei mss. i cui fogli sono talora già predisposti allo scopo. Le glosse, che possono corredare solo alcune parole, sono indicative della fortuna di opere come quelle di Prudenzio e Sedulio, Aldelmo e Beda. Nuovi testi entrano a far parte del curriculum più avanzato della scuola, a partire dal X sec. Dei Bella parisiacae urbis di Abbone viene fatta con evidenti scopi didattici una versione in prosa del III libro corredata da una glossa interlineare in ags., e un glossario ripreso dal III libro (London, BL, Cotton Domitianus i). Vitale è la consuetudine di raccogliere glosse ad un testo, selezionando, in base agli interessi del glossatore, da una più ampia messe di chiose interlineari o marginali, oppure glossandolo ex novo. In Cambridge, Corpus Christi College 183 c’è una sequenza di 51 lemmi dalla Vita di San Cutberto in versi di Beda. Queste glosse segnalano come un certo vocabolo sia usato in senso traslato, ad es., eos non è l’‘aurora’, ma, per metonimia, l’‘oriente’, in alcune glosse si mette in guardia il lettore da possibili errori, spiegando come friuola e cornipes siano sostantivi e non aggettivi o distinguendo tra omofoni come per lustrum, che vale qui ‘spelonca’. A partire dal X sec. il De die iudicii è attestato in Inghilterra. Parte dei mss. hanno glosse in lat. e in lat. e ags., che vanno da una sola chiosa a ampie note marginali. Del poema esiste pure una traduzione in ags. in versi e una sua versione in prosa. Il poema quindi offre un’ottima base di ricerca di un testo di sicuro impiego didattico, attestato ed usato largamente in Inghilterra ags. Nonostante il numero delle traduzioni che spesso costituiscono il banco di prova del volgare ags., canonizzandone le scelte lessicali ad es., come nel caso della traduzione della Regola benedettina, gli anglosassoni si siano cimentati raramente a tradurre in versi la poesia latina e il caso del De die iudicii come pure quello del III libro di Abbone sono tra quelli più significativi per un’indagine delle tecniche didattiche elaborate nelle scuole ags. La base di partenza per la ricerca è lo spoglio e la catalogazione del contenuto dei codici anglosassoni (si intendono con questo termine i codici compresi nel catalogo di H. Gneuss). Parallelamente a questo saranno studiati anche alcuni testi attestati in un certo numero di codici ags. con particolare riguardo alla loro trasmissione manoscritta e alla loro utilizzazione didattica e alle spie di tale utilizzazione (mss. miscellanei, presenza di determinate opere, presenza di testi grammaticali e di glossari e, per quanto riguarda i temi in esame, corredo di chiose, annotazioni e rese in volgare. Il progetto vuole dare una spiegazione alla presenza e all’uso delle glosse interlineari sparse e continue nei codici anglosassoni di alcune opere poetiche latine, come pure a prendere in esame la loro traduzione in vernacolo anglosassone. Nel medioevo le glosse assunsero un’importanza e un ruolo significativi, diventando una delle form
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